FRANCO CRISTALDI
Nato a Torino e laureato in legge, Franco Cristaldi fonda la Vides poco più che ventenne nel 1947, dedicandosi per alcuni anni all’attualità e ai documentari, alcuni dei quali diretti da lui stesso e premiati in diversi Festivals dell’epoca. Sue le uniche immagini esistenti del disastro aereo del 1949 sulle colline di Superga, in cui persero la vita tutti componenti della squadra di calcio del Torino.
Nel 1953, sempre a Torino, Cristaldi produce il primo lungometraggio a soggetto "La Pattuglia Sperduta", con un regista esordiente, Piero Nelli e attori non professionisti. Il film è salutato dalla critica come la prima opera neo-realistica sul Risorgimento e il nome del giovanissimo produttore comincia ad incuriosire l’ambiente cinematografico.
Trasferita la Vides a Roma, Cristaldi si afferma in pochi anni come il più originale e impegnato tra i nuovi produttori. A metà degli anni ‘50, mentre il cinema italiano attraversa una grave crisi di qualità scadendo nel bozzettismo e nella ripetitività dei generi, Cristaldi lancia una sfida al torpore imperante imponendo film di qualità, nuovi registi e nuovi attori e soprattutto un nuovo stile, basato sull’assoluta libertà di espressione tematica degli autori, anche nel rispetto di un pubblico in fase di evoluzione culturale. Appartengono a questo periodo ed all’inizio degli anni ‘60 i primi film di Rosi, Pontecorvo, Petri, Loy; alcune tra le opere migliori di Monicelli e Germi; il sodalizio con Visconti iniziato grazie a una formula inedita per l’Italia, di produzione associata tra produttore, autori e attori che Cristaldi proseguirà anche negli anni successivi.
La filmografia allegata testimonia la qualità di una produzione oramai quarantennale. Per la cronologia, negli anni ’60 la Vides consolida le proprie strutture, costruisce teatri di posa, crea una scuola per attori (l’unica tuttora realizzata in Italia dall’industria cinematografica privata) e insiste nella sua politica di qualità. Produce intanto film altrettanto memorabili di quelli del decennio precedente, ancora con Visconti e poi con Comencini, Maselli, Bellocchio, Ferreri e altri. Cristaldi firma inoltre con il kolossal "La Tenda Rossa" la prima coproduzione tra Italia ed Unione Sovietica mai realizzata fino ad allora.
L’inizio degli anni ‘70 è caratterizzato dal rinnovato incontro con Rosi e dall’inizio di quello con Fellini. Nel 1967, Cristaldi viene eletto Presidente dell’Unione Nazionale Produttori Film, carica che terrà per nove anni e dalla quale si dimetterà nel 1977 per assumere il più alto incarico nel settore: Presidente della Federazione Internazionale Produttori, che deterrà per molti anni.
È di questo periodo l’intensificarsi delle iniziative con altri paesi europei, che prosegue e consolida la politica e la prospettiva europeistica che sin dagli anni ‘60 ha contraddistinto la produzione di Cristaldi: dando vita così, con accordi di coproduzione, ai films di Louis Malle, Roger Vadim, Philippe De Broca, Roman Polanski, Jean-Luc Godard, Claude Lelouche, Henri Verneuil, Christian Jacque, Claude Sautet, etc.
Franco Cristaldi vanta al suo attivo una produzione di oltre 100 film che hanno vinto tre Oscar (Nuovo Cinema Paradiso, Divorzio all’Italiana, Amarcord), tre "Leoni" di Venezia (Le Notti Bianche, Vaghe Stelle dell’Orsa, La Cina è vicina), quattro Palme d’Oro a Cannes (ancora Divorzio all’Italiana, Sedotta e abbandonata, Il caso Mattei, Nuovo Cinema Paradiso), 48 nastri d’argento e 18 David di Donatello, per non parlar degli altri innumerevoli riconoscimenti in vari Festivals e manifestazioni internazionali.
Negli anni ’80, nel pieno della crisi che travagliava il cinema italiano, Cristaldi allargò i suoi orizzonti verso attività produttive legate anche alla Tv realizzando tra altre “Marco Polo” di Giuliano Montaldo, un’impresa produttiva senza precedenti per impegno economico e organizzativo e per l’inizio dei rapporti con la cinematografia cinese e “Il Generale” di Luigi Magni, un film televisivo a puntate su Garibaldi che ha richiesto l’impegno produttivo di ben cinque paesi europei. Nel 1982 produce il suo secondo film con Federico Fellini, “E la Nave va”.
Nel 1986 Cristaldi realizza uno dei più clamorosi successi commerciali della sua carriera: “Il nome della Rosa”, diretto da Jean-Jaques Annaud, dal romanzo di Umberto Eco (in coproduzione con Francia e Germania), film italiano campione di incassi per lungo tempo con 22 miliardi di lire al botteghino. Un risultato forse irripetibile, in quanto ottenuto non sfruttando il labile richiamo di un comico o di un genere, ma coniugando un’impresa di divulgazione culturale con un prodotto di risonanza mondiale.
Ma il film che ha confermato il nome di Cristaldi come il produttore più coraggioso e innovatore del cinema italiano è certamente “Nuovo Cinema Paradiso”, che ha imposto Giuseppe Tornatore come regista di sicuro affidamento per la futura produzione nazionale. Questo film eccezionale ha inoltre dato nuove speranze a quanti credono in un rinnovamento del cinema italiano, per anni prigioniero dei comici di provincia ed ha ottenuto il Gran Premio Speciale della Giuria al festival di Cannes del 1989, il Golden Globe della stampa estera a Hollywood, Il premio speciale della Giuria al Gran Premio del Cinema Europeo e l’Oscar per il miglior film straniero nel 1990. Ospite d’onore in quasi tutti i Festival cinematografici internazionali nel 1989, il film è stato distribuito in tutti i paesi del mondo ottenendo ovunque grande successo di critica e di pubblico, quale da anni non si registrava per un film italiano.
Sul piano delle scelte produttive, dei contenuti, della ricerca di nuovi talenti, Franco Cristaldi è restato sempre fedele al principio che lo ha ispirato in tutta la sua carriera: "Il cinema è un’industria culturale, per cui realizzare dei film significa assumersi anche una responsabilità sociale e morale."
Nel 1953, sempre a Torino, Cristaldi produce il primo lungometraggio a soggetto "La Pattuglia Sperduta", con un regista esordiente, Piero Nelli e attori non professionisti. Il film è salutato dalla critica come la prima opera neo-realistica sul Risorgimento e il nome del giovanissimo produttore comincia ad incuriosire l’ambiente cinematografico.
Trasferita la Vides a Roma, Cristaldi si afferma in pochi anni come il più originale e impegnato tra i nuovi produttori. A metà degli anni ‘50, mentre il cinema italiano attraversa una grave crisi di qualità scadendo nel bozzettismo e nella ripetitività dei generi, Cristaldi lancia una sfida al torpore imperante imponendo film di qualità, nuovi registi e nuovi attori e soprattutto un nuovo stile, basato sull’assoluta libertà di espressione tematica degli autori, anche nel rispetto di un pubblico in fase di evoluzione culturale. Appartengono a questo periodo ed all’inizio degli anni ‘60 i primi film di Rosi, Pontecorvo, Petri, Loy; alcune tra le opere migliori di Monicelli e Germi; il sodalizio con Visconti iniziato grazie a una formula inedita per l’Italia, di produzione associata tra produttore, autori e attori che Cristaldi proseguirà anche negli anni successivi.
La filmografia allegata testimonia la qualità di una produzione oramai quarantennale. Per la cronologia, negli anni ’60 la Vides consolida le proprie strutture, costruisce teatri di posa, crea una scuola per attori (l’unica tuttora realizzata in Italia dall’industria cinematografica privata) e insiste nella sua politica di qualità. Produce intanto film altrettanto memorabili di quelli del decennio precedente, ancora con Visconti e poi con Comencini, Maselli, Bellocchio, Ferreri e altri. Cristaldi firma inoltre con il kolossal "La Tenda Rossa" la prima coproduzione tra Italia ed Unione Sovietica mai realizzata fino ad allora.
L’inizio degli anni ‘70 è caratterizzato dal rinnovato incontro con Rosi e dall’inizio di quello con Fellini. Nel 1967, Cristaldi viene eletto Presidente dell’Unione Nazionale Produttori Film, carica che terrà per nove anni e dalla quale si dimetterà nel 1977 per assumere il più alto incarico nel settore: Presidente della Federazione Internazionale Produttori, che deterrà per molti anni.
È di questo periodo l’intensificarsi delle iniziative con altri paesi europei, che prosegue e consolida la politica e la prospettiva europeistica che sin dagli anni ‘60 ha contraddistinto la produzione di Cristaldi: dando vita così, con accordi di coproduzione, ai films di Louis Malle, Roger Vadim, Philippe De Broca, Roman Polanski, Jean-Luc Godard, Claude Lelouche, Henri Verneuil, Christian Jacque, Claude Sautet, etc.
Franco Cristaldi vanta al suo attivo una produzione di oltre 100 film che hanno vinto tre Oscar (Nuovo Cinema Paradiso, Divorzio all’Italiana, Amarcord), tre "Leoni" di Venezia (Le Notti Bianche, Vaghe Stelle dell’Orsa, La Cina è vicina), quattro Palme d’Oro a Cannes (ancora Divorzio all’Italiana, Sedotta e abbandonata, Il caso Mattei, Nuovo Cinema Paradiso), 48 nastri d’argento e 18 David di Donatello, per non parlar degli altri innumerevoli riconoscimenti in vari Festivals e manifestazioni internazionali.
Negli anni ’80, nel pieno della crisi che travagliava il cinema italiano, Cristaldi allargò i suoi orizzonti verso attività produttive legate anche alla Tv realizzando tra altre “Marco Polo” di Giuliano Montaldo, un’impresa produttiva senza precedenti per impegno economico e organizzativo e per l’inizio dei rapporti con la cinematografia cinese e “Il Generale” di Luigi Magni, un film televisivo a puntate su Garibaldi che ha richiesto l’impegno produttivo di ben cinque paesi europei. Nel 1982 produce il suo secondo film con Federico Fellini, “E la Nave va”.
Nel 1986 Cristaldi realizza uno dei più clamorosi successi commerciali della sua carriera: “Il nome della Rosa”, diretto da Jean-Jaques Annaud, dal romanzo di Umberto Eco (in coproduzione con Francia e Germania), film italiano campione di incassi per lungo tempo con 22 miliardi di lire al botteghino. Un risultato forse irripetibile, in quanto ottenuto non sfruttando il labile richiamo di un comico o di un genere, ma coniugando un’impresa di divulgazione culturale con un prodotto di risonanza mondiale.
Ma il film che ha confermato il nome di Cristaldi come il produttore più coraggioso e innovatore del cinema italiano è certamente “Nuovo Cinema Paradiso”, che ha imposto Giuseppe Tornatore come regista di sicuro affidamento per la futura produzione nazionale. Questo film eccezionale ha inoltre dato nuove speranze a quanti credono in un rinnovamento del cinema italiano, per anni prigioniero dei comici di provincia ed ha ottenuto il Gran Premio Speciale della Giuria al festival di Cannes del 1989, il Golden Globe della stampa estera a Hollywood, Il premio speciale della Giuria al Gran Premio del Cinema Europeo e l’Oscar per il miglior film straniero nel 1990. Ospite d’onore in quasi tutti i Festival cinematografici internazionali nel 1989, il film è stato distribuito in tutti i paesi del mondo ottenendo ovunque grande successo di critica e di pubblico, quale da anni non si registrava per un film italiano.
Sul piano delle scelte produttive, dei contenuti, della ricerca di nuovi talenti, Franco Cristaldi è restato sempre fedele al principio che lo ha ispirato in tutta la sua carriera: "Il cinema è un’industria culturale, per cui realizzare dei film significa assumersi anche una responsabilità sociale e morale."